Riabilitazione

Dal 2006 il nostro I.Ri.Fo.R. della Lombardia realizza iniziative di carattere riabilitativodi vario genere, che mirano ad intercettare le numerose e pressanti necessità espresse dalle famiglie dei nostri rappresentati.

Scopo di tale attività è quello di fare in modo che le persone affette da disabilità visiva, con o senza minorazioni aggiuntive, abbiano più opportunità per potenziare al massimo le proprie abilità affinché raggiungano il miglior livello di autonomia possibile per se stessi. Tali attività assumono un carattere tanto più riabilitativo tanto più vengono svolte in età precoce.

Il nostro impegno si basa sull’assunto che tanto più la persona affetta da grave disabilità visiva è autonoma, maggiore è la sua indipendenza così come maggiore sarà la libertà di compiere le proprie scelte. Ciò favorisce la non-discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione e inclusione all’interno della società, il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana e dell’umanità stessa, il rispetto per lo sviluppo delle capacità dei bambini con disabilità e il diritto a preservare la propria identità  tanto più è rispettata per le sue capacità.

Si tratta di concetti universalmente accettati e che dal 15 marzo 2009, data dell’entrata in vigore della legge 18/2009 che autorizza il Presidente della Repubblica a ratificare la Convenzione delle Nazioni unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata a New York il 13 dicembre 2006, trovano ulteriore conferma e rafforzamento.

In particolare, proprio per quanto riguarda i bambini disabili, la Convenzione contiene l’esortazione agli Stati Parti affinché «prendano ogni misura necessaria ad assicurare il pieno godimento di tutti i diritti umani» e delle libertà fondamentali da parte dei bambini con disabilità su una base di eguaglianza di opportunità con gli altri bambini.

Ciò significa che per i bambini ciechi, anche con minorazione aggiuntive, uguaglianza di opportunità significa poter trovare risposte efficienti ed efficaci per i propri bisogni specifici senza le quali è praticamente impossibile pensare ad un vero e proprio processo di inclusione o, comunque, per i casi più gravi, di non esclusione.

Occorrono opzioni affinché i bambini con gravi disabilità come la cecità passino da un primo livello di integrazione che potremmo definire “lo stare con gli altri”, al livello della socializzazione e, se possibile, a quello ancora superiore della reale inclusione sociale.

Questo è possibile se i bambini hanno un sostegno da parte sia dei genitori, che per essere adeguati necessitano di una specifica formazione, sia di altre figure con specifiche competenze organizzate in equipe; in entrambi i casi, il compito è quello di aiutare il bambino ad essere autonomo, ovvero creare i presupposti affinché i bambini – crescendo - riescano a “cavarsela da soli”, interagendo autonomamente con l’ambiente circostante e le persone con cui vengono in contatto.